Conoscere l’arte dell’uncinetto consente di realizzare oggetti di ogni tipo: capi d’abbigliamento, oggetti decorativi per la casa, persino giocattoli e statuine, da mettere nel presepio a Natale. Quest’arte nasce in tempi remoti e come per altre arti tessili, è difficile individuarne l’origine. Egitto, Estremo Oriente, Europa ed America latina sono aree in cui, sono stati rinvenuti reperti antichi. Per realizzare splendidi manufatti, gli strumenti sono estremamente semplici: il filato, che può essere lana, cotone, oppure fibre sintetiche e l’uncinetto, una sorta di grosso ago con la punta ricurva, col quale si intrecciano i punti.
L’evoluzione dell’uncinetto
Probabilmente i primi uncinetti furono le dita, usate per creare cappi e riprendere i punti, successivamente vennero creati strumenti simili agli uncinetti usati ancora oggi. I materiali erano diversi: il legno, l’osso, il bambù e più tardi, anche materiali come l’avorio e l’ambra.
Questa tecnica di tessitura, semplice da eseguire, si diffuse un po’ dovunque. Non richiedeva ingombranti telai, ma solo gomitoli di filati ed uno strumento a punta ricurva. Dalla Cina provengono antiche bambole tridimensionali, dall’Africa copricapi di capi tribù, dalla Scozia mantelli e berretti pesanti, dalla Turchia cappelli, mentre dal Sud America protezioni per il corpo. Tutti questi manufatti erano realizzati all’uncinetto, secondo tecniche più o meno raffinate.
Pizzi e trine si svilupparono in Italia nel XVI secolo, ad opera di suore, che realizzavano i preziosi addobbi delle chiese. Da qui si diffusero poi, in Spagna ed Irlanda. In un convento di Dublino, la nobildonna francese Eleanore Riego de la Branchardère (1828-1887), incantata dalla bellezza dei manufatti scrisse ben 11 libri, riportando schemi originari di pizzi realizzati al tombolo o ad ago e convertiti, per la lavorazione all’uncinetto.
Un’arte per tutte…
Nel 1858 il parroco di Clones in Irlanda, creò un’industria domestica di pizzi. In questo modo, aiutava famiglie rese indigenti da una carestia. Il pizzo di Clones divenne famosissimo e la regina Vittoria, a Londra, contribuì alla diffusione delle creazioni.
Dal pizzo irlandese origina la Trina d’Orvieto. Si eseguiva con un uncinetto sottile e filato di colore bianco o écru, mentre lo schema, era rappresentato dai bassorilievi del Duomo. Anche l’Isola Maggiore del lago Trasimeno insediò una scuola di merletto, dove le figlie dei pescatori apprendevano l’arte. Ancora oggi, un museo espone le creazioni.
Libri e riviste specializzate resero popolari gli schemi, ma le Guerre Mondiali, a causa del razionamento dei filati scoraggiarono le lavorazioni. Recentemente l’uncinetto ha conosciuto fasi alterne di diffusione, al posto di riviste e schemi abbiamo i tutorial su internet ed i gruppi social. Potremmo chiamarlo… uncinetto 2.0.
L’uncinetto è sempre di moda
L’uncinetto attraversa i secoli ed arriva fino a noi; è cambiato tanto e si è evoluto, come si evolvono i tempi. Una volta le signore realizzavano il corredo di nozze personalmente, con pazienza o lo facevano fare da abili artigiane, impreziosendo gli elementi con pizzi e trine. Lavorare ad uncinetto è bello e rilassante, ma non si deve credere che sia facilissimo, serve un po’ di allenamento e qualche consiglio utile, per prenderci la mano. La concentrazione è alla base di tutto. Bisogna sapere, cosa si vuole realizzare e conoscere i vari passaggi da seguire. Si può lavorare dovunque ci si trovi.
In conclusione, l’uncinetto è molto più di un’attività creativa e tradizionale, educa alla bellezza, è sostenibile e rappresenta un intreccio tra presente e passato.